Empatia, fenomenologia e neuroscienze



E’ stato pubblicato un nuovo articolo su empatia, filosofia, psicopatologia e neuroscienze, alla cui redazione ha contribuito Crossing Dialogues. Il titolo è “Le molte facce dell’empatia, tra fenomenologia e neuroscienze”, e l’abstract è il seguente:
La definizione di empatia differisce a seconda del dominio da cui si orienta lo studio. Il concetto, introdotto in medicina e psicologia tra la fine del novecento e i primi anni del ventesimo secolo, è stato definito in modi diversi da filosofi e psicopatologi. Il paradigma neuroscientifico dell’empatia del dolore ci consente di identificare due componenti dell’empatia, una automatica, bottom-up, e l’altra più cognitiva, top-down. In questo contesto il ruolo dei neuroni specchio è centrale. L’empatia è influenzata dalla percezione dell’altro, dal senso di vicinanza emotiva, dal’appartenenza a un gruppo sociale e dal sesso, con le donne che sono più empatiche degli uomini. Le aree coinvolte sarebbero quelle della distinzione tra sé e gli altri (corteccia prefrontale dorsomediale e giunzione temporoparietale), l’insula anteriore e il giro cingolato anteriore. Le attivazioni che vengono osservate nel cervello consentono di comprendere meglio il fenomeno, ma non di trovare una definizione condivisa. Più che dare risposte, le neuroscienze rinviano alla filosofia nuove formidabili domande alle quali rispondere.
L’articolo è stato pubblicato sugli Archives of Psychiatry and Psychotherapy, 2013; 4 : 5-12. Si può scaricare gratuitamente dal link: http://www.archivespp.pl/uploads/images/2013_15_4/5Aragona_APP_4_2013.pdf

Un articolo sul DSM-5 su PNEI News



pubblicato un nuovo articolo sul dibattito interdisciplinare attorno al DSM-5 (la nuova classificazione psichiatrica americana). Questo lavoro discute criticamente la relazione tra l’attuale nosografia psichiatrica e le neuroscienze. Il titolo è: “Un ponte verso nuovi approcci diagnostici che rischia il collasso”, e il link è: http://www.sipnei.it/index.php/pubblicazioni/pneinews/itemlist/category/34-pneinews-2013

Neopositivismo e Classificazione Psichiatrica Seconda Parte



Su History of Psychiatry è stata pubblicata la seconda parte dello studio su Neopositivismo e Classificazione Psichiatrica. In questa seconda parte sono stati studiati gli effettivi sviluppi storici, e si è visto che probabilmente il neopositivismo ha avuto i suoi effetti sulla struttura del DSM-III operando in modo implicito. Nello stesso articolo vengono discussi lo status attuale del dibattito epistemologico sul tema, mostrando che al tempo della pubblicazione del DSM-III, Hempel aveva già abbandonato il principio (che invece il DSM-III adotta), dell’importanza primaria della concordanza tra valutatori.http://hpy.sagepub.com/content/24/4/415.abstract

Abstract
Si sa ben poco delle concrete fonti storiche che hanno fatto sì che il DSM-III usasse criteri operativi neopositivisti. Questo articolo suggerisce che fonti distinte abbiano operato in modo implicito. Viene inoltre messo in questione se l’approccio operativo sia stato utile. Si mostra che: a) in epistemologia, il neopositivismo è stato sostituito da ricostruzioni più adeguate; b) gli psicologi hanno respinto le definizioni operative perché non erano adeguate per descrivere la maggior parte dei fenomeni mentali; c) i sintomi mentali non si possono puramente descrivere, perché vengono colti in quanto parte della diagnosi psichiatrica di cui fanno parte. In conclusione, far diagnosi è un atto che si basa sulla co-costruzione ermeneutica dei sintomi mentali. Il fallimento del programma neopositivista suggerisce che sia venuto il tempo di riconciliare la formalizzazione scientifica con l’attività semiotica.

Liam Keating - Associative and oppositional thinking

Esiste una reale differenza tra l'emisfero destro e l'emisfero sinistro? Questo è il grande tema di cui Liam Keating tratta in &q...