Per una nuova epistemologia della Psichiatria. Il prof. German Berrios al Circolo Romano di Psicopatologia

Il 16 febbraio 2012 il Circolo Romano di Psicopatologia ha avuto l'onore di ospitare una lezione magistrale del Prof. German E. Berrios dal titolo "Verso una nuova Epistemologia della Psichiatria".
L'incontro e' stato organizzato insieme all'Associazione Crossing Dialogues, che da anni sostiene le attivita' di dialogo interdisciplinare tra filosofia e psicopatologia, anche tramite la rivista Dialogues in Philosophy, Mental and Neuro Sciences. Si ringrazia l'Universita' La Sapienza per l'ospitalita' e il Dr. Giorgio Kotzalidis per il fondamentale aiuto nella traduzione.
Sintesi del contributo
Nella sua lezione il Prof. Berrios ha iniziato illustrando la differenza tra le questioni macroepistemologiche e microepistemologiche che interessano la psichiatria. Tra le seconde vi sono questioni che riguardano i sintomi mentali (ad es. Qual e' la loro natura? Il loro significato? Che struttura hanno? Che tipologia? Sono omogenei o eterogenei? Come si inscrivono nel cervello?), i disturbi mentali (Come vengono definiti? Sono enti con un'origine storica? Qual e' il loro impatto culturale? Quale il loro statuto ontologico?) e le problematiche legate al tipo di origine (Riduzionismo, locazionismo, psicogenesi, spazio semantico, ragioni versus cause, etc.).
Da una disamina storica emerge che il fenomeno primario e' il sintomo mentale, che la psichiatria oggi dominante vede come oggetti di natura obiettivabili nella descrizione. Contro questa idea dominante il prof. Berrios ha illustrato come i sintomi nascano e si caratterizzino all'interno di una dato contesto storico-culturale e ha proposto di considerarli come oggetti ibridi, composti da un nucleo fisico soggetto a un'attivita' culturale di configurazione, e da un denso involucro semantico.
E' il modello di Cambridge della formazione e configurazione dei sintomi mentali, che prevede che vi sia un segnale cerebrale di partenza, il quale puo' arrivare o meno alla coscienza. Quando arriva alla coscienza si presenta con delle caratteristiche fenomeniche che inizialmente sono ancora indistinte (gli autori lo chiamano "brodo primordiale"). E' qui che interviene un primo livello semantico, interno al soggetto, che in base al proprio modo di parlare di cio' che avviene nel proprio corpo (caratteristiche personali, familiari, sociali, culturali) cerca di definire e denominare quanto sta vivendo. Poi vi e' un ulteriore livello, quello dell'incontro dialogico con lo psicopatologo che porta a una negoziazione di significato al termine della quale quel vissuto inizialmente indistinto diventa sintomo psichiatrico riconosciuto, delimitato e denominato.
Questo modello apre a conseguenze estremamente interessanti, di cui segnaliamo:
1. la possibilita' che partendo dallo stesso segnale cerebrale di partenza si possa arrivare, cambiando l'attribuzione di significato ai due successivi livelli, a sintomi definiti e denominati in modo diverso;
2. all'opposto, la possibilita' che alla fine si sia giunti a dare una stessa definizione semantica a due sintomi che in origine partivano da segnali cerebrali diversi;
3. infine, la possibilita' finalmente coerente di uscire dall'opposizione natura-cultura attraverso un modello che riconcili in modo dinamico l'attivita' cerebrale e l'attribuzione di significato.

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