Dialogues in Philosophy, Mental and Neuro Sciences 2012, Vol.5, Fasc. 1


E’ uscito il nuovo numero di Dialogues in Philosophy, Mental and Neuro Sciences. Al solito è scaricabile gratuitamente dal sito di Crossing Dialogues. Anche in questo numero si è dato spazio a prospettive diverse al fine di arricchire il dialogo interdisciplinare sulla Filosofia della Psicopatologia.

Jakovljevic & Crnčevic presentano quell ache ad oggi può esser considerate la più complete analisi delle implicazioni epistemologiche concernenti la comorbidità psichiatrica. Questo è l’abstract del loro “La comorbidità come sfida epistemologica alla psichiatria moderna”: Nonostante progressi considerevoli nella ricerca sulla comorbidità e un’ampia letteratura che ne parla, questo fenomeno è una delle maggiori sfide epistemologiche, di ricerca e cliniche alla psichiatria e alla medicina contemporanee. I disturbi mentali sono spesso in comorbidità, sia tra loro che con vari tipi di malattie somatiche. Di conseguenza ci si aspettava che gli studi sulla comorbidità dessero un impulso sia alla ricerca sulla validità degli attuali sistemi diagnostici sia nello stabilire terapie più efficaci nel contesto della psichiatria transdisciplinare incentrata sulla persona e della medicina integrativa. Questa review si concentra per iniziare sul caos concettuale e sulle diverse connotazioni, quindi sulle prospettive transdisciplinari della comorbidità e della multimorbidità. Gli autori hanno curato un dettagliato elenco delle varie prospettive sul tema, sui dilemmi e le controversie, in modo da poter valutare ciò che sappiamo e ciò che non sappiamo sulla comorbidità, cos’è la comorbidità e cosa non è comorbidità, quali sono i fatti e quali i non-fatti su comorbidità e multimorbidità.
L’intero articolo si può scaricare da: http://www.crossingdialogues.com/Ms-A12-07.pdf

Brian Earp introduce il lettore nell’affascinante mondo della filosofia della mente. L’articolo il cui titolo richiama un famoso pezzo dei Rolling Stones, è “Non posso avere soddisfazione (epistemica): sul perché il problema “difficile” della coscienza coinvolge un problema difficile nella spiegazione”. E’ un contributo importante alla discussione sollevata dalla famosa sfida di Chalmers alle scienze cognitive. Nell’abstract Earp scrive: Daniel Dennett (1996) ha contestato l’affermazione di David Chalmers (1995) che nella filosofia della mente vi sia un “difficile problema di coscienza” da risolvere. In questo articolo difenderò la tesi di Chalmers contro Dennett su questo punto: sostengo che vi sia un problema difficile riguardo la coscienza, che esso sia di tipo diverso rispetto ai cosiddetti problemi facili, e che sia vitale chiarire questa differenza per consentire una ricerca onesta e produttiva nell’ambito delle scienze cognitive. Ma ho anche le mie critiche a Chalmers sul punto della spiegazione. Chalmers (1995, 1996) propone di “risolvere” il problema difficile della coscienza postulando i qualia come caratteristiche fondamentali dell’universo, sul modello delle basi ontologiche di nozioni come massa e spazio-tempo. Ma questa è una soluzione inadeguata: postulare, sottolineo io, non è spiegare. Per sostenere la mia posizione mi baserò su una visione della spiegazione considerata di successo se è in grado di dare “soddisfazione epistemica” (Rowlands, 2001; Campbell, 2009),e mostrerò che la proposta di Chalmers è fallimentare da questo punto di vista. Concludo che la ricerca nella scienza della coscienza non potrà fare passi avanti se non introdurrà nel campo una maggiore chiarezza concettuale.
Ecco il link per scaricare l’articolo di Earp: http://www.crossingdialogues.com/Ms-A12-04.pdf

Nella sezione sulle Nuove Idee, il Prof. Korf propone di considerare la mente come una configurazione emergente del cervello personale. E’ un punto di vista nuovo e molto interessante nella sottolineatura degli aspetti personali del funzionamento cerebrale, spesso tralasciati dalla ricerca in neuroscienze. Merita di essere ampiamente dibattuta sia dai neuro scienziati che dai filosofi della mente. Questo è l’abstract: Questo saggio esamina la relazione tra i processi cerebrali metabolici e le attività psico-fisiologiche o mentali. Si sostiene che i processi cerebrali metabolici, compresi quelli coinvolti nella produzione di energia, proteine e altre molecole, sono riparativi e “conditional”, piuttosto che coinvolti direttamente nelle attività mentali. Questa posizione suggerisce che l’apprendimento e la memoria acquisiti durante la vita sono un precipitato legato alla configurazione permanente e personale del cervello, la quale è in linea di principio accessibile allo studio neurofisiologico. Le attuali neuroscienze per lo più ignorano implicitamente o esplicitamente la ricerca di nuove configurazioni emergenti del cervello.

Considerazioni biologiche e psicologiche sulla religione emergono invece da “Misticismo e scienza: due prodotti dell’immaginazione umana”, di Trevors & Saier Jr. Nell’abstract gli autori scrivono: Consideriamo scienza e religione come due prodotti dell’immaginazione umana. Tuttavia, gli approcci usati per sviluppare queste due spiegazioni della vita sono totalmente diversi. I principi dell’evoluzione sono ben saldi nel metodo scientifico. Questo approccio ha portato ad accumulare una quantità di evidenze immensa in favore dell’evoluzione biologica e un grosso progresso scientifico è stato fatto per capire le vie che hanno portato alla comparsa degli organismi e delle macromolecole che li costituiscono. Di contro, l’esistenza di esseri spirituali non ha e presumibilmente non può essere documentata tramite un approccio scientifico, non più che una favola o un mito. Tuttavia scienza, educazione e conoscenza insieme ad azioni proprie sono ciò che serve per prendere le giuste decisioni per preservare e migliorare la nostra biosfera comune e condivisa, la quale si trova di fronte a due enormi problemi: la crescita della popolazione umana e i cambiamenti climatici.
Il link per questo articolo è: http://www.crossingdialogues.com/Ms-C11-01.pdf

Infine, nella sezione “Dialogues” David Trafimow scrive un commento su “Ricchezza descrittiva e teorizzazione astratta nell’ambito dei disturbi schizofrenici”. L’autore suggerisce che: a) è improbabile che la diagnosi dei disturbi clinici funzioni bene in assenza di una teoria su cui il sistema diagnostico si possa basare, e b) al momento la conoscenza teorica sui disturbi schizofrenici è molto scarsa. Su queste basi Trafimow sostiene che buone descrizioni non sono sufficienti e che i ricercatori dovrebbero sì raccogliere ricche descrizioni sulle esperienze soggettive degli schizofrenici ma al fine di creare teorie più forti.
Il link per leggere questo contributo è: http://www.crossingdialogues.com/Ms-D12-01.pdf
L’articolo di Trafimow è un commento a quello di Paola Gaetano che si può leggere al link: http://www.crossingdialogues.com/Ms-A11-02.pdf


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