Quello che segue è la traduzione e adattamento dell’abstract
di un articolo di filosofia della psicopatologia scaricabile gratuitamente da
internet.
Abstract
Una delle novità più importanti degli ultimi anni è che la
filosofia è tornata da protagonista
all’interno del dibattito in psichiatria. Tuttavia il suo uso in
psicofarmacologia può esser problematico, con posizioni che oscillano tra
l’auto-confinarsi della filosofia nel dominio dei valori (senza influire sul
dominio delle evidenze scientifiche) da un lato, e dall’altro un rigetto totale
di ogni discorso basato su evidenze. In questo articolo la filosofia è vista
come un’attività di chiarificazione e supporto per la psicofarmacologia
clinica. La sua funzione è criticare i problemi epistemologici e metodologici
che emergono dall’attuale psichiatria neopositivista, ingenuamente realista e
sottomessa alle evidenze, facendolo dall’interno dell’approccio scientifico e
con l’intento di essere d’aiuto affinché gli psicofarmacologi possano svolgere
un’attività clinica più consapevole, critica e possibilmente utile. Per
illustrare in che senso la pratica psicofarmacologica necessiti di
chiarificazione concettuale vengono presentati tre esempi.
A livello diagnostico si sostiene che l’attuale crisi dei
sistemi diagnostici e il problema della comorbidity influenzino fortemente i
risultati psicofarmacologici, per cui sono necessarie nuove concettualizzazioni
più adatte alle necessità della psicofarmacologia. L’eterogeneità dei campioni
selezionati, la non specificità dei farmaci psicotropi, la difficoltà a
generalizzare i risultati ottenuti, la necessità di uno studio fenomenologico
delle modificazioni psicopatologiche indotte dai farmaci; tutti questi sono
temi che verranno discussi a questo livello.
A livello metodologico vengono considerati i meriti ma anche
i limiti della pratica clinica basata sulle evidenze scientifiche. Si sostiene
che i clinici debbano conoscere le migliori evidenze disponibili, ma anche che
le linee guida non debbano essere costrittive. Ciò a causa di diverse
problematiche metodologiche e di alcuni trucchetti retorici che a volte si
trovano nei discorsi evidence-based, rispondenti più che altro a bisogni
extra-scientifici, principalmente di tipo economico; si sostiene che i clinici
ne dovrebbero essere consapevoli, e dunque considerarli nelle scelte
farmacologiche, piuttosto che seguire in modo pedissequo le linee guida.
A livello epistemologico si vede come l’approccio del
clinico dipenda da credenze filosofiche implicite sulla relazione mente/corpo
(riduzionismo, dualismo, interazionismo, pragmatismo), e si sostiene che la
filosofia debba aiutare il clinico ad essere più consapevole di queste sue
credenze, affinché possa scegliere l’impostazione più utile e la possa
praticare coerentemente.
Concludendo, la psicofarmacologia si avvale già delle consulenze
metodologiche (ad es. sulle statistiche); in modo simile, dovrebbe considerare
la necessità di un supporto per la chiarificazione concettuale, la quale è
necessaria sia alla progettazione e valutazione delle ricerche, sia alla
pratica psicofarmacologica quotidiana.
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